Jeep Cherokee Diesel 2,2 Multijet II
Una lunga storia quella della Jeep Cherokee che si rinnova con un turbodiesel da 200 CV.
Un turbodiesel da 200 CV è la novità sostanziale che arriva sulla Jeep Cherokee rilanciandola tra i SUV Premium di maggior interesse. Lunga la storia di questo modello il cui nome, tribù indiana d’America a parte, circola in quelle terre associato al marchio Jeep dal 1974 al 1983 con sigla SJ e dal 1984 al 2002 come XJ; divenne poi Jeep Liberty fino al 2012 per recuperare infine la storica denominazione Cherokee nel 2013. Finora, nelle varie versioni che si sono succedute, è stato prodotto in oltre un milione di esemplari.
Il riposizionamento ai vertici della categoria parte dalla nuova unità motrice, un turbodiesel a geometria variabile Euro 6 Multijet II Common Rail a 2.000 bar di 2.183 cc da 200 CV (+17%) a 3.500 giri e 440 Nm di coppia (+25%) a 2.500 giri sviluppato e assemblato a Pratola Serra.
Va subito chiarito che non si tratta di un semplice aumento di cubatura di un motore esistente, ma di una serie di interventi di riprogettazione che hanno coinvolto la testata in alluminio, le camere di combustione, il sistema di aspirazione e la lubrificazione. Il tutto pensato anche in funzione dell’uso in fuoristrada con relativa protezione dall’acqua per affrontare anche guadi profondi fino a 48 cm e per sopportare inclinazioni laterali fino a 45 gradi e longitudinali fino a 60 gradi.
Lo governa una trasmissione automatica ZF con convertitore di coppia che, con nove rapporti a disposizione (e anche con le ridotte con Active Drive Lock II e Select Terrain), non ha certo problemi a scegliere quello più idoneo al tipo di marcia e di percorso. Sostiene anche cinque modalità di guida e quindi per la Cherokee 2.2 cambiare personalità e dilatare la versatilità d’uso è davvero semplicissimo. Dichiara, con il solito ottimismo delle regole di omologazione (per altro comune a tutti i Costruttori) 5,7 l/100 km (17,5 km/l) che nell’uso pratico su terreni che non hanno fatto sconti per varietà e difficoltà si sono concretamente fermati su un realistico e più che accettabile 7,6 l/100 km (13,2 km/l) testimoniati dalla ricca strumentazione di bordo.
Già dal primo contatto la sensazione tramessa è di una grande agilità che contrasta brillantemente il pur notevole peso (da 1.906 a 2.036 Kg) del veicolo ed i 4,63 metri di lunghezza. La notevole coppia risponde con buona prontezza all’acceleratore e spinge lineare senza disturbare con troppa rumorosità meccanica e ancor meno aerodinamica.
Resta semmai un inevitabile accenno di rollio in velocità nei cambi rapidi di traiettoria a causa di un settaggio che non può e non vuole trascurare il comfort e della non trascurabile altezza del veicolo (1,72 mt) con quella dal suolo di 168 mm.
Il cambio automatico lavora a dovere anche se quando si passa ai comandi manuali (mancano le palette dietro al volante) mostra qualche indecisione e tende a lavorare secondo i suoi parametri senza troppo ascoltare chi guida.
In aiuto al pilota sono poi presenti, incrementandosi sui vari livelli di allestimento - Longitude, Limited, Limited+ e Trail Hawk - tutte le tecnologie di assistenza alla guida, prevenzione di incidenti, interconnessione e confort, che traslocano il veicolo nell’area delle ammiraglie meglio equipaggiate. Per gli incontentabili un centinaio di accessori esclusivi soddisfano ogni velleità di personalizzazione.
Va segnalato che nell’allestimento lo stesso motore viene proposto anche “depotenziato” elettronicamente a 185 CV, sempre con lo stesso cambio e, naturalmente, qualcosa si perde negli spunti veloci. Trascurabile la perdita in velocità pura che passa da 204 a 201 km/h.
Il listino muove dai 45.900 euro della Longitude da 185 CV e arriva a 54.000 della Limited + da 200 CV contando anche sul tetto i vetro e sul Pack Technology Group di serie.