KIA SPORTAGE
La personalità della terza generazione della Kia Sportage è frutto di un upgrading generale.
Lo confermano sia l’aspetto e la realizzazione sia la meccanica, che porta al debutto un inedito sistema di trazione integrale che, tra l’altro, è made in Europe in quanto sviluppato e prodotto dall’austriaca Magna Powertrain. Utilizza una compatta frizione multidisco posta vicino al differenziale posteriore ed è gestita da un evoluto sistema elettronico; è in grado di elaborare una strategia del trasferimento della coppia motrice che riesce a prevenire il sotto e il sovrasterzo.
Insomma, anche in questo modo la nuova interpretazione del SUV di maggiore successo di casa Kia intende sottolineare le sue ambizioni, prendere le distanze dal gemello-diverso Hyundai ix35 e, nel contempo, evidenziare che con il suo predecessore ha ben pochi punti di contatto. In pratica, sono soltanto il nome e la più grossa delle motorizzazioni turbodiesel, sebbene rivisitata per essere più efficiente. Prodotta in Slovacchia e offerta con 7 anni di garanzia come gli altri modelli di passaporto europeo della Kia, la nuova Sportage sioffre una gamma in cui fanno la parte del leone le versioni a 2 ruote motrici. Apparentemente potrebbe sembrare una scelta in antitesi con la tipologia della vettura, ma in realtà è pienamente allineata con quelle che sono le tendenze del settore che vedono in continua crescita gli automobilisti che scelgono questa soluzione: si è arrivati quasi al 50%. I motivi? Pochi, ma convincenti. Si possono sintetizzare nel fatto che la maggior parte dei SUV circola prevalentemente sull’asfalto e, quindi, i costi più alti legati all’acquisto di una versione 4x4 e quelli dovuti all’inevitabile, maggiore consumo si possono evitare, tanto più che nella stagione invernale 4 pneumatici termici - utilizzabili più anni - levano le ansie che possono suscitare i viaggi su strade innevate. A conti fatti, quindi, opta per un 4x4 solo chi realmente abita o frequenta con assiduità località dove la trazione integrale fa davvero la differenza.
La nuova Sportage si presenta con una linea orientata verso territori di stampo sportivo e, nel contempo, piuttosto pretenziosa che genera una personalità più autorevole, aerodinamica e, soprattutto, ricercata di quella del modello venduto sinora. Inoltre, propone spunti originali, che si devono alla rinuncia di stilemi massicciamente diffusi nel settore dei SUV come la terza luce laterale, il netto raccordo delle superfici ispirato dalla volontà di imprimere alla carrozzeria un aspetto muscoloso e la distribuzione dei volumi in cui spicca l’andamento verticale.
A tutto ciò s’aggiungono gli effetti generati dal massiccio montante posteriore, dal padiglione arcuato e spiovente, dalla profonda scalfitura romboidale sulle fiancate, dall’espressione del frontale e dalle dimensioni. Queste ultime evidenziano l’autorevolezza dell’aspetto con la crescita della lunghezza di 9 cm rispetto a quella della vecchia Sportage (raggiunge 4.440 mm), la larghezza aumentata a 11.855 mm e lo slancio della linea con l’altezza che, calando di 6 cm, s’attesta a 1.635 mm. Un fattore che non si riflette negativamente sull’ampiezza dell’abitacolo, dove lo spazio a disposizione dei 5 passeggeri non implica rinunce sulla capacità della zona di carico che in configurazione standard è di 564 dmc.
L’ambiente interno soddisfa anche per la gradevole atmosfera impressa dal design essenziale, ma ricercato, dell’arredamento e dalla cura costruttiva, anche se non avrebbe guastato un ultimo sforzo per omogeneizzare la qualità dei rivestimenti plastici. Il salto in alto della famiglia Sportage è, infine, completato dall’equipaggiamento, che include nei due allestimenti - in Italia si chiamano Active e Active Class e generano una gamma con prezzi che indicativamente oscilleranno fra 20 e 32mila euro - tutto ciò che riguarda la sicurezza attiva e passiva, la gradevolezza della vita a bordo e l’assistenza alla guida, poiché comprende anche il controllo della velocità in discesa e l’ausilio per le partenze in salita.
Sulla top di gamma si può contare anche sulla selleria rivestita in pelle, il climatizzatore che diventa automatico bi-zona, i cerchi da 18”, la telecamera per la retromarcia, il navigatore, il tetto panoramico e il sistema smart-key per l’accesso senza chiave e l’avviamento tramite pulsante.
A decretare definitivamente la mancanza di punti di contatto tra la nuova e la precedente Sportage provvedono i motori. Si tratta di due unità a benzina: un 1.600 a iniezione diretta da 103 kW-140 CV e un 2.000 cc con fasatura variabile da 120 kW-163 CV - e dei turbodiesel con filtro per il particolato di 1.700 cc con 85 KW-115 CV e 2.000 da 100 KW-136 CV. Con i 2 litri si può optare anche per il cambio automatico-sequenziale a 6 marce.
Su strada la Sportage 2.0 CRDI 2WD pur non sfoderando un temperamento vivace, soddisfa per il rendimento del gruppo propulsore che, grazie alla sintonia fra l’andamento della coppia e la spaziatura dei rapporti del cambio, avvantaggia l’istintività della guida a ogni velocità.
Infatti, senza mai alzare la voce, il turbodiesel coreano risponde ai comandi con immediatezza e in maniera lineare e sostiene tanto l’elasticità della marcia quanto le fasi d’allungo.
Alla gradevolezza della guida contribuisce anche il comportamento impresso dalla corretta taratura dell’assetto - sostenuta ma non penalizzante per il confort - che decreta una apprezzabile tenuta di strada e una buona affidabilità, sulla quale vigilano comunque i sistemi di gestione del dinamismo e dove si riflette anche il lavoro dell’impianto frenante.
A dispetto dello sterzo che non brilla per omogeneità d’azione, anche l’agilità non delude le attese.