LANCIA THEMA

Confesso che covavo qualche riserva.

20 Oct 2011 motorpad.it
LANCIA THEMA
Confesso che covavo qualche riserva. Non è del resto semplice far digerire ad un appassionato d’altre stagioni automobilistiche un “matrimonio d’interesse” come quello tra Lancia e Chrysler. E invece, con altrettanta franchezza, devo ammettere che le cose vanno meglio, molto meglio, di quanto mi aspettassi.
Mi riferisco ai primi contatti con l’avanguardia di quella “invasione a stelle e strisce” che ha visto le Chrysler Voyager e la berlina 300 C cambiare il passaporto da americano a italiano.
Per entrambe l’imperativo categorico era quello di ricordarsi che Lancia non è certo un marchio qualunque, per quanto poco noto in America, con una sua storia e una tradizione di qualità che non poteva essere tradita. E così è andata, specie sul piano della qualità, dei materiali e della cura dei dettagli, per entrambi i modelli.

Andiamo con ordine.
La Thema ha avuto, in questa direzione, un compito in un certo senso più facile e assolto con attenzione e puntiglio.
Gli interventi degli stilisti italiani hanno in modo evidente ingentilito e personalizzato in meglio la vettura.
E’ più incisivo e personale il frontale con calandra a trapezio rovesciato che richiama, seppur alla lontana, le Lancia degli anni ’80. Le cromature sparse con generosità slanciano la fiancata con linea di cintura alta, a cuneo ben pronunciato e con vetratura relativamente contenuta. Il volume posteriore poderoso e squadrato ha, a sua volta, qualcosa della vecchia Flaminia e sulla strada è forse l’elemento più caratterizzante.

Dentro non c’è proprio motivo di rimpiangere gli indimenticati “salotti” delle Lancia d’antan. Grande importanza è accordata alla plancia dove regna un display da 8,4 pollici che è una vera centrale di comando, di informazione e di intrattenimento.
Gli interni sono allestiti su due linee, una sofisticata dove domina il nero e una dai toni più caldi; in ogni caso i materiali sono di pregio e le lavorazioni curate con attenzione artigianale.

Su strada l’imponenza della vettura non passa certo inosservata e tra le Premium concorrenti ha sicuramente il suo appeal.
La prova ha confermato le generali impressioni positive. Un’apprezzabile maneggevolezza nonostante le ragguardevoli dimensioni (5.06 metri di lunghezza, 1,90 di larghezza e 1,49 di altezza) viene dalle sospensioni che i tecnici italiani hanno opportunamente modificato nel senso di una maggior rigidità e sofisticazione (quadrilatero alto e multilink), dallo sterzo elettroidraulico e soprattutto dai motori V6: uno “americano” a benzina Pentastar da 3.600 cc da 286 CV e cambio automatico ad 8 rapporti e un diesel, dell’italiana VM Motori, Multijet 2, da 3.000 cc con due livelli di potenza: 190 CV e 239 CV, entrambe con cambio automatico a 5 rapporti. E’ il punto debole del progetto, ma quello a 8 rapporti arriverà in seguito. La trazione è sulle ruote posteriori. Molto utile la pedaliera regolabile per personalizzare la posizione di guida.

L’unità a benzina consente una velocità massima di 240 km/h con uno scatto 0/100 in 7,7 secondi e un consumo medio di 9,4 litri/100 km.
Dei due diesel è quanto mai godibile la coppia del più potente, 550 Nm tra 1.800 e 2.800 giri per cui sia lo spunto in sorpasso, sia la circolazione nel traffico urbano, si sono dimostrati parimenti ben disponibili. A maggior ragione gli allunghi in autostrada.
Le emissioni di CO2 sono pari a 185 g/km e il consumo nel ciclo combinato è di 7,1 l/100km per entrambe le versioni che toccano una velocità massima di 230 km/h e un'accelerazione 0-100 km/h in 7,8 secondi (239 CV) e di 220 km/h e 9,7 secondi (190 CV).

Un altro aspetto rilevante nella cura italiana del modello riguarda l’insonorizzazione ai massimi livelli, ottenuta andando meticolosamente a caccia di ogni fonte di disturbo e di vibrazioni.
Nei tre livelli proposti, Gold, Platinum ed Executive i prezzi partono da 41.400 euro, ma non faticheranno ad avvicinarsi e superare i 50.000.

Prossimo appuntamento con le nuove Lancia, domani con il Voyager.
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