MASERATI GHIBLI
Se la chiamano Ghibli ci sarà un perché...
Se la chiamano Ghibli ci sarà un perché, come dice la bella canzone di Cocciante. E in realtà ce n’è più di uno in quanto la ventata di novità che questa nuova Maserati si porta dietro è davvero di quelle forti e sono molti gli sconvolgimenti che si dovranno registrare nel panorama delle supercar esclusive mondiali.
Ma andiamo con ordine partendo dalla prima missione di cui il modello si fa carico e cioè concorrere, con gli altri prodotti del programma illustrato da Marchionne (cioè il SUV Levante e quello più piccolo da costruire anche con il marchio Jeep) a portare la capacità produttiva di Maserati a quel traguardo di 50.000 unità/anno assolutamente finora impensabile. Sulla base di questa strategia la Ghibli diventerà quindi uno strumento fondamentale non solo per una convincente riaffermazione del miglior Made in Italy automobilistico, ma anche per partire con ben altro passo alla conquista dei ricchi mercati dell’export da troppo tempo riserva di caccia della concorrenza soprattutto tedesca e inglese.
L’ha disegnata con la felice matita di sempre Lorenzo Ramaciotti ben attento a preservare ipreziosi stilemi del Tridente e ad apparentarla esteticamente con la Quattroporte nella linea generale e in alcuni dettagli caratterizzanti e che ha coordinato il lavoro di Gianni Colonnello per gli esterni e di Giovanni Ribotta per gli interni.
Le misure d’ingombro autorizzano a parlare di modello d’accesso al mondo Maserati ma non di “baby Maserati” perché con 4,97 mt di lunghezza x 1,94 di larghezza e 1,46 di altezza Ghibli ha la sua bella presenza sulla strada e, soprattutto, un’eccellente abitabilità con un capiente bagagliaio di 500 dmc utili.
Premesso che la Ghibli offre una qualitàdei materiali, dettagli, dotazioni di confort, intrattenimento e sicurezza che la collocano tra le meglio allestite e complete del settore di riferimento, la seconda ventata di novità viene dalla scheda tecnica. Nella famiglia dei motori arriva quello che potrebbe far torcere il naso a qualche purista per il quale la sola risposta possibile è “provare per credere”.
Ci riferiamo al 3.000 cc V6 diesel da 275 CV (250 per la versione italiana in modo da sottrarlo alla angherie del fisco). L’ha sviluppato Paolo Martinelli già responsabile dei motori Ferrari di Formula 1 ai tempi di Schumacher. Conquista per le prestazioni assolute, 250 km/h di velocità di punta, 6,3 secondi da 0 a100 km/h e per una coppia di 600 Nm che dai 2.000 giri non smette di spingere con impressionante fluidità’ e costanza. Non c’è sorpasso o tornante per stretto che sia che ponga problema e, nel caso, gli otto rapporti della trasmissione automatica Z.F. chiamati i causa dai paddles al volante aggiungono piacere alla guida e sensazioni puramente sportive.
Di Ghibli, però ce ne sono altre tre con motore a benzina: quella con il3.0 V6 da 330 CV, 263 km/h, la più’ arrabbiata “S” che innalza la potenza a 410 CV e la velocità a 285 km/h e la Q4 che, continua il vento delle innovazioni, che introduce la trazione integrale. Quando serve le ruote anteriori vengono automaticamente chiamate in causa - e con la giusta quantità di coppia necessaria - dall’elettronica che si prende anche cura di segnalare la cosa sulla strumentazione di bordo, bella, classica, completa e moderna, ma senza le inutili concessioni da videogioco.
Le incantevoli strade delle colline senesi che regalano emozioni ad ogni curva al termine di rettilinei che difficilmente superano i cento metri, hanno confermato un godibilissimo surplus di sicurezza e di divertimento con questo importante aiuto alla dinamica di marcia; anche nella guida impegnata e con il prezioso contributo delle sospensioni multilink la Ghibli resta ancorata alla strada e fedele alle traiettorie imposte contrastando con molta efficacia il sottosterzo in inserimento e il sovrasterzo di potenza in uscita dalle curve e l’immediato riallineamento per scaricare a terra la cavalleria.
Il rapporto qualità/prezzo e il confronto con la più qualificata concorrenza è sicuramente favorevole con un listino che parte da 66.000 euro per salire fino a 84.000.