MERCEDES SLK
Una storia lunga sessant’anni quella delle Roadster Mercedes.
Partì da lì, a Stoccarda, l’idea di mettere in produzione anche qualcosa di più accessibile da destinare originariamente al solo mercato americano e vide la luce la 190 SL. Si arriva così all’attuale offerta di auto sportive scoperte o scoperchiabili con la stella tre punte sul cofano che comprende SLS, SL e SLK.
Di quest’ultima vogliamo parlare e nella sua più recente generazione, la terza (la prima è del 1996, al Salone di Torino e già allora con il tetto in acciaio ripiegabile) e in particolare della versione d’accesso, la 250 CDI cioè con il motore 4 cilindri diesel di 2.143 cc da 204 CV.
La prima osservazione è puramente di tipo psicologico: non è che sussistano ancora riserve sui motori diesel anche su vetture di vocazione sportiva, ma ritirando l’esemplare in prova (full optional, versione Sport) dalla Filiale Mercedes le perplessità non erano certamente svanite del tutto.
Ma dai! Un quattro cilindri a gasolio su una roadster: sarà anche Mercedes, ma forse bisognerà attendersi qualcosa del tipo “volere ma non posso”.
C’è voluto poco per ricredersi. Trovata la giusta posizione di guida, da fissare anche alzando leggermente la seduta dei validi sedili avvolgenti e comodi per il miglior controllo del poderoso e largo vano motore, ho scelto di partire a cielo aperto una volta accertato che il tetto chiuso qualche problema di visibilità posteriore lo dà. Strada facendo (Baglioni a parte) mi ricordo del frangivento AIRGUIDE ad elementi orientabili e separati e così spariscono d’incanto le turbolenze interne.
E via sulle strade prescelte con il criterio della massima variabilità di tracciato e, confessiamolo, con la possibilità di qualche dimenticanza su quanto prescrive il Codice della Strada.
Di solito su un nuovo modello cerco anche la miglior caduta della mano sul cambio (bello corto) e nel caso in questione è l’avanzato 7G-TRONIC PLUS che sembra fatto apposta non tanto per liberare il pilota dalle preoccupazioni dei cambi (che se si vuole si può comunque ricercare nella semplice e intuitiva modalità manuale), quanto per esaltare le qualità della coppia: 500 Nm.
I vari rapporti correttamente scalati “vanno dentro” senza il minimo trascinamento o slittamento con una risposta all’acceleratore pressoché immediata e tale da giustificare l’antico detto secondo cui, in un’auto dal temperamento sportivo, è vero che si comprano i cavalli, ma si guida la coppia.
E così, ben appoggiati a terra sulle larghe carreggiate, con uno sterzo sinceramente diretto e pronto, con un autotelaio assettato sportivamente e con le più che godibili sospensioni attive ABC (Active Body Control) che completavano dal punto di vista tecnico il bagaglio della vettura, è stato inevitabile prendersi qualche confidenza ed è venuta fuori la sorprendente agilità di questa SLK che ha dimostrato di “volere e potere”.
Li ho contati più volte i 6,7 secondi nello scatto da 0 a 100 e spesso, in condizioni di totale sicurezza mi sono trovato oltre i 200 Km/h avendo ancora molta spinta (il limite è a 243 kmh). In queste condizioni davvero un po’, un bel po’, più anarchiche del lecito sono andati ovviamente a farsi benedire i consumi medi dichiarati di 4,9 l/100 km, ma senza alcun scandalo di ubriacatura del motore.
Scandalose sono stati semmai le occhiate di evidente ironia raccolte in giro da coloro che, chissà perché, mal tolleravano che a bordo di una simile auto ci fosse un tale con i (pochi) capelli bianchi. Era evidente che avrebbero trovato più logico vedere al volante un giovane pilota con tanto di graziosa miss al fianco.
Ma non erano macchine “da vecchi” le Mercedes? E allora per farla finita con gli sguardi di rimprovero e commiserazione ho azionato il tetto rigido. E ho scoperto la doppia natura della SLK, vera scultura silente in movimento. Specie ad andature contemplative in città o per rilassarsi accompagnati dal sontuoso appartato di intrattenimento.