Mini John Cooper Works
La Mini più cattiva che ci sia è la John Cooper Works.
Vista staticamente al Salone di Detroit e a quello di Shanghai la Mini John Cooper Works è andata a mostrare quanto è “cattiva” sulle strade della Toscana. Meglio l’avesse fatto, ma si può sempre rimediare, in pista perché mettersi al volante e sentirsi tutti piloti è il minimo che ci si possa aspettare. E così è stato anche attorno a Siena su e giù per ameni colli e paesaggi incantevoli dove la distrazione poteva essere dietro ogni curva e dove le andature contemplative sono quasi un obbligo.
In questo contesto la nuova generazione della tre porte, top di gamma della famiglia Mini per quanto riguarda le prestazioni, tre o quattro cose le ha messe sicuramente in risalto.
Intanto l’esclusività di un allestimento che, per sua stessa natura e per la forza evocativa del nome che porta, colloca chi sceglie una John Cooper Works fuori dalla mischia, anche di chi sceglie una Mini. Poi la straordinaria agilità e maneggevolezza di un mezzo che non si affida solo ai suoi 3,87 mt di lunghezza per bersi anche le curve più attorcigliate e scattare in riprese entusiasmanti ma conta, in particolare, sull’esplosività dei 231 CV del motore 4 cilindri 2.000 cc Twin Power Turbo (doppio compressore) e, sui 320 Nm di coppia che si fanno sentire, eccome, anche nei sorpassi in spazi brevi.
Via i tacchi12 (semmai da portarsi dietro e indossare una volta scese) in presenza del cambio automatico Steptronic - con paddles al volante - brillante e rapido per conto suo, e spazio a sensazioni a dir poco eccitanti. Giocano il loro ruolo le sospensioni che in sincronia con la precisione dello sterzo elettromeccanico con Servotronic, il controllo della stabilità, il differenziale a controllo elettronico e l’efficienza dello specifico impianto frenante Brembo aggiungono sempre un surplus di sicurezza e di confidenza col mezzo. Inoltre per tarare la vettura secondo le nostre preferenze, oltre alla configurazione standard MID per una guida equilibrata e confortevole, si può scegliere tra altre due modalità, SPORT particolarmente aggressiva e GREEN più orientata all’efficienza.
E ancora c’è da godere di un allestimento che mette tutta questa sportività al servizio di dotazioni che da un lato confermano qualità ben note in Mini e dall’altro riportano a quell’eleganza naturale ed alla qualità di materiali e lavorazioni che non possono tradire il DNA di Mini. Tutto questo, ovviamente, sorvolando sull’inevitabile caratterizzazione esterna in chiave racing (vedi le colorazioni del tetto, le bande verticali sul cofano, i gusci degli specchietti colorati a contrasto, le vaste prese d’aria, le ruote nere in lega da 17” o 18”, il doppio scarico centrale) che non mancano di qualche ostentazione, per altro voluta ed apprezzata da chi di passare inosservato non ci pensa proprio.
Comoda e sicura, anche per lunghe percorrenze per la posizione di guida, l’accoglienza sui sedili conformati con poggiatesta integrati e per il volante multifunzione e il pacchetto Driving Excitement (di serie) la nuova Mini John Cooper Works ha un prezzo d’attacco di 31.200 euro con cambio manuale e di 32.950 euro con quello automatico.
Per verificare i 246 km/h di velocità di punta e i 6,3/6,1 secondi nello 0-100 aspetto con fiducia - ma ci credo sulla parola - una di quelle piste cui accennavo all’inizio.