NISSAN JUKE
Con la Juke, Nissan prosegue nel significativo mutamento di rotta, grazie al quale la sua immagine ora appare notevolmente cambiata.
Finiti i tempi della pur ottima, ma persino troppo equilibrata Primera (qualcuno si era accorto che era sparita dal catalogo senza sostituzioni?), esaurita la carica innovativa della Micra (oggi in attesa di essere rimpiazzata da una nuova serie di minori pretese), la casa nipponica ha progressivamente scoperto che giocare a “spiazzare” il pubblico può portare a risultati più che soddisfacenti: non per niente “juke”, il nome dell’ultima novità, è l’espressione del football americano con la quale si intende lo scarto subitaneo dell’avversario.
Iniziata quasi per gioco con l’esclusivo Murano, la tendenza è sbocciata con notevole favore del pubblico con il Qashqai, due veicoli che fanno del concetto crossover il loro fiore all’occhiello. Senza dimenticare l’approccio disinvolto nei confronti dei veicoli tutto-spazio, che la casa ha realizzato con l’asimmetrico Cube.
La Juke sembra quasi voler giocare il ruolo di “fratellino terribile” dei due crossover appena citati. Con dimensioni ben più contenute (lung. 4.135, larg. 1.755, alt. 1.570, passo 2.530 mm) entra nel novero dei modelli di segmento “B”, ma se ne stacca per il look, che fonde elementi dei veicoli off-road con altri da vettura sportiva. Si presenta con un aspetto molto particolare, basato sulla voluta sproporzione fra il padiglione e la parte bassa del corpo vettura. Quest’ultima è infatti molto voluminosa, con archi passaruota ben pronunciati per le ruote 215/55R17 e cofano ampio che fa il paio con la linea di cintura alta. Il tetto, invece, sembra quasi “di una misura in meno” rispetto al necessario ed è molto rastremato verso l’alto e spiovente verso la coda, dando così un effetto prospettico che fa apparire la Juke più grande di quanto non sia realmente.
Volendo immaginare una genesi per queste forme così particolari, si potrebbe pensare a una generale tensione verso il retro, applicata durante la plasmatura della forma, al punto che la parte anteriore abbia subìto uno strappo che ha dato luogo alla bocca della calandra e agli intagli dei fari che affiorano alla sommità dei parafanghi. Quasi a compensare, molto più normali sono i restanti fari: semplici parabole circolari secondo la non scritta legge dei rally.
Anche l’abitacolo non è da meno. Colpisce la reinvenzione della consolle centrale, verniciata a tinta vivace quasi fosse ripresa da un serbatoio motociclistico, in uno stile vistoso che tocca ogni particolare. Più che soddisfacente l’abitabilità, “osservata speciale” viste le proporzioni esterne della Juke. Lo spazio anteriore è adeguato e anche dietro non vi sono problemi in lunghezza e persino in altezza; solo la testa dei passeggeri posteriori ha una distanza limitata dal montante laterale.
Anche il baule è una sorpresa, poiché i 251 dmc disponibili sono ben sfruttabili e, soprattutto, divisi su due piani, con quello inferiore formato da una vasca in plastica molto robusta, suddivisa in scomparti, estraibile e facilmente lavabile.
Dal punto di vista meccanico, la Juke presenta una struttura convenzionale, con avantreno MacPherson e retrotreno a ruote interconnesse, ma è con i motori che fa la voce grossa, con due benzina di 1.600 cc, aspirato e turbo, mentre per chi preferisce il diesel è previsto il dCi da 1.500 cc.
Questo è la conosciuta unità Renault, qui con mappatura da 81 kW-110 CV e 240 Nm, previsto solo con il cambio manuale a sei marce e la trazione anteriore. Il 1.600 aspirato ha invece la duplice iniezione indiretta, eroga 86 kW-117 CV e 157 Nm e può essere accoppiato a un cinque marce manuale oppure a un CVT a gamma estesa di rapporti.
Il turbo tocca la ragguardevole potenza di 140 kW-190 CV, con coppia di 240 Nm e può essere abbinato a un sei marce manuale ma anche a un CVT con selezione manuale sequenziale di sei rapporti predefiniti, nel qual caso è presente anche la trazione integrale, supportata da un retrotreno multilink, che ne fa una versione a sès stante della Juke, tanto è vero che è costruita in Giappone anziché in Gran Bretagna come le altre.
“Appagante” è il primo termine che viene in mente al volante della Juke. La posizione di guida è quella che oggi piace, ben alta da terra ma di impostazione automobilistica, con sedile anatomico e riuscita ergonomia dei comandi. L’assetto alto non pregiudica il buon appoggio in curva e le reazioni sono sincere.
D’effetto la strumentazione, con una consolle touch screen completa e ricca di informazioni, fra cui persino l’erogazione della coppia. Il dilemma se scegliere il motore dCi o l’unità a benzina non è nuovo. Il primo offre il bonus della coppia abbondante appannaggio dei motori sovralimentati, il secondo la raffinatezza di funzionamento “orologiera” tipica dei moderni propulsori giapponesi.
Per coloro che amano strafare, il turbo 4x4 sembra fatto per loro; esuberante e regolare, attaccato al suolo grazie alla trazione integrale con Torque Vectoring al retrotreno (che previene il sovrasterzo, ripartendo la coppia fra ruota posteriore destra e sinistra), facile da usare anche in manuale con il cambio CVT, si pone come riferimento fra le piccole auto Premium ad alte prestazioni.