Peugeot Rally Parte Seconda: 208 T16 R5
Abbiamo provato su terra la Peugeot 208 T16 di Paolo Andreucci.
Arriva infine il momento più atteso della giornata di prove a Misano. Non capita spesso di avere tra le mani il volante della Peugeot 208 T16, la stessa vettura che da due anni viene guidata da Paolo Andreucci, affiancato come sempre da Anna Andreussi equipaggio attualmente in testa al CIR.
Paolo ha anche il record di pilota con il maggior numero di titoli italiani assoluti conquistati, otto, di cui gli ultimi cinque con Peugeot oltre a 44 primi posti nei rally nazionali. Solo nel 2015 sono tre le vittorie: Sanremo, Targa Florio e San Marino.
Giusto partire dalla scheda tecnica e dai 280 CV ottenuti dal quattro cilindri 1600 turbo abbinato alla trazione integrale con due differenziali meccanici con autobloccante e cambio sequenziale a cinque rapporti per un peso complessivo, come da regolamento R5, di 1230 kg. Basta guardarla per capire che è “cattiva”.
Una volta entrati e posizionati al posto di guida troviamo un piccolo display dove vengono sono indicate solo le marce e i Led colorati che segnalano il momento della cambiata. Tutti gli altri comandi, dallo start alle varie impostazioni per il motore sono in una consolle tra i due sedili. Sempre da qui si inserisce il “Bang” un sistema che riduce il ritardo tipico della risposta dei motori turbo portando più cavalli ed una risposta immediata.
Le uniche raccomandazioni di Andreucci sono sull’uso del cambio sequenziale, “…fai attenzione a come si usa (spingendo in avanti la leva si scala e tirando indietro si sale di marcia), non è come alcuni cambi automatici ed il primo passaggio sull’anello di prova sfruttalo per passare tutte le marce in modo da fare pratica”.
Prontamente eseguo e sarà il fatto di essere in pista da solo, ma guidare sullo sterrato diventa anche più divertente e il ritmo aumenta piano piano così come la confidenza. La 208 T16 è quasi semplice da sfruttare, per lo meno alle andature da giornalista e il gusto di “spazzolare” le curve in un bel controsterzo, magari aiutandosi con il freno a mano è davvero emozionante.
Finisco il mio turno e cambio sedile mettendomi al posto del navigatore per qualche passaggio con al volante il vero campione. Non so se sta guidando al limite ma per i miei standard stiamo letteralmente volando con la 208 T16 che non è mai dritta, i ritmi cardiaci salgono a livelli preoccupanti, ma non rinuncerei mai a simili emozioni.
È uno spettacolo assistere direttamente ad Andreucci in azione. E’ in totale tranquillità e trova anche il tempo di spiegare che “…sarebbe meglio avere 50 cavalli in più per sfruttare al meglio l’auto perché con quelli a disposizione si fatica davvero ad uscire veloci dalle curve più strette”. Valli a capire questi incontentabili piloti.
Ma come sempre quando ci siede di fianco ad un campione del volante quello che sorprende è la straordinaria velocità d’esecuzione nel compiere tutte le manovre, anche quelle che per noi sono davvero complicate; e tutto senza mai sbagliare il momento giusto di intervento se mai si presenta la necessità di qualche intervento correttivo per situazioni improvvise.
Non per niente Paolo Andreucci ha vinto tutto quello che ha vinto ed io sono qui a scrivere con il cuore ancora “fuori giri”.