Profondi rinnovamenti di stile e tecnologici nel nuovo suv Dacia Duster
Si abusa spesso, nell’aggiornamento di modelli che cominciano a mostrare qualche anno di onorato servizio, del termine “nuovo” che in realtà si riferisce solo a qualche modifica di dettaglio o poco più.
Sfugge a questa insidia il Duster che, dopo sette anni di vita e la presentazione statica al Salone di Francoforte, al primo contatto sulle strade della Grecia si presta ad una analisi più attenta e completa del bagaglio di novità che si porta dietro e dei miglioramenti dinamici che dimostra.
Parliamo quindi con più convinzione di “nuovo Duster” da diversi punti di vista.
Dallo stile, per cominciare, che già a prima vista aggiunge una nuova importanza al modello nel suo modo di proporsi. Merito della nuova calandra che va ad incontrare i gruppi ottici, a loro volta ridisegnati, a Led e spostati all’estremità, allargando visivamente l’immagine frontale. Stesso lavoro anche al posteriore dove cambia totalmente la forma dei fanali, non più verticali ma a quattro quadranti.
Con l’importante protezione sottoscocca anteriore, ripresa anche al posteriore e i passaruota in evidenza per accogliere ruote anche da 17” ne risulta un’aria da vero SUV, ben piantato e robusto. Impressione e dinamismo che si materializzano anche con la maggior inclinazione del parabrezza, con la riduzione della superficie vetrata laterale che alza la linea di cintura e con le barre portatutto, a loro volta ridisegnate, che si allungano sul tetto. Praticamente irrilevanti le differenze d’ingombro pari ora a 4,34 mt di lunghezza, 1,80 di larghezza e 1,69 di altezza.
Rivoluzione non piccola nell’abitacolo nei materiali di allestimento, nella nuova plancia, nello schermo touch posizionato più in alto, nei sedili, nell’ergonomia generale e nel comfort complessivo dove si apprezza anche un miglior isolamento acustico.
Si arricchisce in modo sostanziale il carico di tecnologie utili, alcune delle quali più decisamente in chiave SUV. È il caso del Multiview Camera con la visione panoramica costituita da 4 telecamere, 1 posteriore, 2 laterali e 1 anteriore particolarmente utile nelle fasi di scollinamento e nelle discese vista anche l’importanza dello sbalzo anteriore. Lo stesso vale per il controllo dell’angolo cieco, i fari automatici e il servosterzo elettrico.
Ovviamente l’anima avventuriera si esalta nella versione con trazione integrale inseribile che, al prezzo di una contenuta riduzione del bagagliaio rispetto a quella della 4x2 (da 445 a 411 o da 1.478 a 1.444 dmc utili ripiegando i sedili posteriori) aggiunge una notevole dose di motricità e sicurezza, specie sui terreni accidentati.
Qui giocano l’altezza da terra di 210 mm, l’angolo d’attacco di 30° e di uscita di 33° e anche le tecnologie di assistenza tra le quali quella per la ripartenza in salita e il controllo della velocità costante in discesa e il 4x4 Monitor dotato anche di bussola e indicatori di inclinazione laterale e pendenza.
Veniamo al capitolo motori, tutti dotati di Start&Stop. Tra i benzina si trova il 1.600 cc da 115 CV per i due tipi di trazione che offre anche la soluzione Bifuel con il GPL; per i diesel c’è il dCi di 1.500 cc da 90 CV (4x2) e da 110 CV (4x2 e 4x4) che per la 4x2 offre la trasmissione automatica a doppia frizione in alternativa a quella manuale.
Nella presa di contatto su percorsi idonei a mettere in evidenza la versatilità del mezzo anche fuori dall’asfalto sono effettivamente emerse le qualità dinamiche fornite dalla versione diesel 4x4 dimostratasi maneggevole e sciolta sui percorsi normali con andature medio-veloci già entro 1.300 giri e buona arrampicatrice sui quelli con tratti dove è stato necessario disporre al meglio della coppia senza troppe scalate di marcia.
I prezzi saranno noti al lancio previsto entro la metà di gennaio ma non dovrebbero discostarsi troppo dagli attuali. Se così sarà il cliente ne trarrà un vantaggio certo in rapporto all’incremento di valore complessivo.