FORMULA 1 GP ABU DHABI
Ancora Vettel, ancora Red Bull.
Si è decisamente sbagliato – e non poteva essere altrimenti per chi non lo conosce – chi pensava che Vettel, ormai “quadricampione”, si sarebbe accontentato.
O che avrebbe almeno concesso qualcosa al compagno di squadra Webber. Altro non fosse per ripagarlo di tutta la sfortuna che l’ha perseguitato per l’intera stagione e anche, per essere sinceri, del trattamento non certo di sfavore che gli ha riservato il team quest’anno.
Invece il tedesco, il caimano della Formula 1 di questi ultimi tempi, come tutti i caimani, ha sempre fame anche quando ha appena mangiato e dovrebbe essere sazio e non ci ha pensato a mettersi in pancia la 37° vittoria, la 7° consecutiva di questa trionfale cavalcata. A Webber è rimasto così la Pole Position e il secondo posto cioè il primo degli sconfitti o degli “altri”. Di conseguenza per la Red Bull un’altra doppietta a ribadire una superiorità che, paradossalmente, (ma mica tanto) rischia di togliere interesse all’intera F1.
Qui bisogna davvero che Ecclestone si inventi qualcosa per mettere anche qualche altro team in condizione di vincere; cosa che più o meno apertamente gli viene chiesto da più parti dato che le sue manovre ne Circus non sono certo una novità. Speriamo quindi nei nuovi regolamenti del prossimo anno.
Dietro ai due della Red Bull c’è stata lotta solo per il terzo posto e quelli immediatamente giù dal podio con Rosberg terzo e un sempre più convincente Grosjean quarto. E la Ferrari? E Alonso? Eccolo qua, quinto, grazie una volta tanto ad una strategia azzeccata di gomme che gli ha fatto fare un buon finale di gara. Da brividi il sorpasso in uscita dai box su Vergne con conseguente uscita di pista che per una volta non è stata sanzionata dai commissari.
Ma intanto evaporano le speranze di conquistare almeno il secondo posto nella classifica costruttori (e saranno una decina di milioni di euro in meno per le casse di Maranello) perché la Mercedes ora è a +11.
E non resta che sperare e lavorare per il prossimo campionato aiutati magari da quel Raikkonen che però, a giudicare dagli ultimi risultati (ieri fuori subito) sembra pensare più ai soldi che non a giustificare la scelta di Ferrari a puntare su di lui.