Formula 1 - GP Bahrein
“…Mamma mia, mamma mia!” È l’urlo liberatorio e festante di Vettel che vince il GP del Bahrain con una prova di grande coraggio, immensa classe e freddezza da supercampione. È stato il modo migliore per chiudere il suo week end perfetto che gli assegna anche la pole position e celebrare il suo 200º GP con la 51ª vittoria.
Sembrava tutto irrimediabilmente compromesso con il brutto incidente al box Ferrari che non solo ha coinvolto e ferito uno dei meccanici (a lui i migliori auguri) impegnato nel cambio gomme di Raikkonen. Costretto al ritiro, il pilota finlandese non solo privava Vettel di un importante aiuto in pista, ma gli toglieva anche l’utile riferimento sulla durata delle gomme da sostituire. È qui che Vettel ha compiuto il miracolo. Si è preso tutto sulle spalle e ha cominciato con la sua “Gloria”, come adesso possiamo legittimamente chiamare la sua monoposto, un serrato dialogo fatto di altissima concentrazione per una guida delicata ed efficacissima che è terminata solo sotto la bandiera a scacchi. Ha sempre molti padri una vittoria, ma il peso di Vettel in questo successo in Bahrain è stato sicuramente più importante di ogni altro contributo.
I campioni veri sono infatti quelli che non solo vincono quando hanno tutto per farlo, ma quando tutto congiura per rendere la vittoria impossibile.
Dietro sono stati inutili tutti gli attacchi di Bottas e di Hamilton e tutte le strategie del box Mercedes per agguantare e superare “Gloria la rossa” e, visto come è andata a finire la storia, non è azzardato sperare che sarà sempre più difficile farlo. Anche perché alcune granitiche certezze sulle quali a Stoccarda, contavano per rimediare subito al mezzo disastro di Melbourne si sono ulteriormente incrinate. In effetti a parte la rabbiosa partenza e la dura risposta all’attacco di Verstappen che è costata l’uscita di scena del pilota della Red Bull, Hamilton poi non ha più rappresentato un vero pericolo e non è riuscito nemmeno a raggiungere Bottas che, di suo, è arrivato nei tubi di scappamento della Ferrari, ma Vettel l’ha congelato lì. Delusione per delusione anche in Ferrari qualcosa è andato storto. Forse bisogna dire “qualcuno”, cioè Raikkonen. Si è detto dell’incidente/incomprensione al pit stop decisivo, ma allo start aveva subito perso la preziosa seconda posizione non proteggendo adeguatamente Vettel. E lo stesso è stato in corsa. Capita troppo spesso che ai promettenti venerdì e sabato in prova e qualifica non segua una domenica altrettanto brillante e utile alla causa.
Tra le altre mancate promesse particolarmente grave quella della Red Bull. Di Verstappen che non si decide a capire che le corse raramente si vincono al primo giro, specie se parti quindicesimo, si è detto. Poi ci si è messo l’impianto elettrico a lasciare a piedi Ricciardo.
Così si va in Cina, a Shanghai, tra otto giorni, con qualche gerarchia in bilico anche per quella che doveva, o pensava di essere, di essere la 2ª/3ª forza in campo. Ci sono avvisaglie che il ruolo dei “bibitari in Blu” possa essere messo in discussione da qualche forza emergente. Come la Toro Rosso (che sono pur sempre Blu) ma con motore Honda e con un pilota come il giovane (22 anni) Gasly che dopo solo 7 GP si è preso il lusso di un gran 4º posto. Non trascureremmo nemmeno Magnussen, ottimo 5º, altro non fosse che per il fatto di disporre di un motore Ferrari sulla sua Haas.
Se poi fosse vero che “non c’è due senza tre… Forza Vettel, incrociamo le dita.