Formula 1 - GP Bahrain

Vettel vince in Bahrain una gara esaltante, portata a termine con merito, grande determinazione, strategia perfetta e quel pizzico di buona sorte che merita chi è campione vero ed è capace di dimostralo appena se ne presenta l’occasione.

Vince per la 44a volta in carriera e la Ferrari conferma di essere ormai affidabile e veloce in gara anche se manca ancora qualcosa in qualifica. Vince la strategia messa in atto con coraggio al momento giusto del pit stop anticipato che, di fatto, ha costretto Hamilton a passare da lepre a cacciatore. Vince Vettel, giova ripeterlo, con la dimostrazione di forza alla partenza con lo scatto dalla seconda fila che ha subito tagliato fuori Hamilton traferendogli quel carico di pressione che doveva essere suo. È nata qui la Domenica perfetta dopo il Sabato ancora carico di dubbi e che ha confermato che da qui alla fine della stagione il Mondiale piloti sarà, salvo imprevisti sempre possibili, una questione privata tra Vettel e Hamilton, tra Maranello e Stoccarda, tra il rosso e l’argento delle monoposto a confronto.

“…piedi per terra e lavorare sodo” continua a predicare il saggio team leader Arrivabene, ma conta di più, almeno al momento, quello che ha detto Vettel “… guidare questa macchina è un piacere”, e allora avanti così.

Ad Hamilton va dato atto di un finale di gara semplicemente fantastico per aggressività e voglia di rimettere in discussione una situazione che non poteva più cambiare date le qualità messe in mostra dalla Ferrari sul passo gara e la calma fredda di Vettel nel portarla sotto la bandiera a scacchi. Dicono, gli incontentabili, che senza la penalizzazione che ha colpito Hamilton per condotta scorretta nei confronti di Ricciardo il risultato avrebbe anche potuto essere diverso, ma la stupidità della manovra di Hamilton nel rientro ai box non è certo colpa di Vettel che, comunque, al traguardo conservava ancora più di un secondo di vantaggio al netto della penalizzazione del rivale.

Resta poi il fatto che anche in Mercedes hanno dovuto ricorrere a quegli ordini di scuderia che hanno obbligato Bottas a cedere il passo ad Hamilton per favorirne la rimonta; Toto Wolff aveva pur sempre assicurato che queste cose non si fanno.

Questo introduce il discorso sulle “seconde guide” che, in fondo hanno fatto il loro lavoro, specie Bottas che almeno ha messo finalmente in carniere almeno la sua bella Pole di sabato: per lui è la prima volta ed è anche un non piccolo messaggio per Hamilton. Quanto a Raikkonen ha dato qualche segnale di maggior vitalità, ma portarsi più vicino a Vettel per lui resta sempre un sogno e non ha potuto ripetere il podio dello scorso anno resistendo allo scatenato Ricciardo.

Esce male dalla notte in Bahrain Verstappen, battuto da Ricciardo nelle qualifiche e che si apprestava a stargli davanti in gara. L’ha tradito il suo straordinario carattere di combattente o, forse, i freni. Si vedrà tra quindici giorni al GP di Russia e anche se le Red Bull sono tornate livelli più competitivi. Infine merita sempre il massimo rispetto Alonso per la volontà e il talento che continua a mettere nella sua sfortunata avventura con la McLaren-Honda. È finito KO all’ultimo giro, quando era ancora fuori dalla zona punti. È sempre più comprensibile la sua decisone di cercare un minimo di rilancio e di divertimento andando a correre a Indianapolis. Auguri. (M.P.)