Formula 1 GP di Singapore 2016
Rosberg trionfa su Ricciardo e Hamilton.
Vittoria di enorme importanza per Rosberg quella di Singapore. La 22° in carriera, 8° nell’anno arrivata nel giorno della 200° partenza in Formula1. Mette un sacco di cose a posto nella sua carriera, nell'autostima personale, nelle gerarchie interne al team e nella corsa al titolo. Non va inoltre dimenticato che vincendo a Singapore pianta un'altra bandierina su uno di quei circuiti che ancora non era riuscito a domare. In questa guerra di conquista, dopo Spa e Monza quest'ultimo successo compone un tris straordinario per valore e continuità, manca davvero poco per ripetere lo spettacolare poker di 4 vittorie di inizio anno, poi interrotto dal recupero e sorpasso di Hamilton. Adesso Nico va in Malesia con 8 punti di vantaggio e forse la maledizione del secondo posto nella corsa al titolo mondiale sta per finire, tenendo anche conto che Hamilton sta innegabilmente pagando un calo di tensione, tanto nelle qualifiche, quanto in gara. Il sorpasso che ha dovuto subire da Raikkonen, mai così in palla come in questa stagione, è significativo; senza l'inevitabile cambio gomme nel finale, purtroppo vanificato dall'immediato cambio gomme, sarebbe finito sul podio.
E siamo così in casa Ferrari che proprio qui a Singapore lo scorso anno aveva colto l'ultimo successo. Vettel finisce quinto forse stanco di fare sorpassi dopo essere partito dall'ultimo posto dello schieramento. Manca ancora quel "pezzettino di macchina" che Marchionne va invocando, ma Maranello non si stanno occupando solo della monoposto del prossimo anno e i piloti d'attacco sono finalmente due.
Sembra invece essere rimasto solo Ricciardo. Ha braccato Rosberg per tutta la gara arrivandogli al traguardo letteralmente nei tubi di scappamento a soli 4 decimi di secondo: "... un giro in più e le cose cambiano" ha detto con il solito sorriso da un orecchio all'altro che lo rende irresistibile per simpatia. Metà lui e l'altra metà Rosberg e, se vogliamo accontentarci, possiamo quasi dire che un pilota italiano c'è. Quanto Verstappen questa volta devono averlo riempito di prediche e di camomilla. Invece di scattare a palla come al solito è partito con il freno a mano (che sulle monoposto non c'è) tirato e ha rovinato la corsa, non a quelli davanti ma a quelli dietro, e a se stesso; il suo sesto posto non può certo soddisfarlo. Piuttosto ci ha molto divertito il duello con Kvyat, quello a cui ha tolto il volante della Red Bull. È proprio di questi scontri diretti che dovrebbe vivere la Formula 1, non di alchimie difficilissime da seguire sulle gomme "arlecchine" e di regole astruse. Speriamo che in nuovi padroni americani della F1, per definizione più pragmatici, se ne rendano conto. Ma non succederà tanto presto. Ecclestone resterà in sella ancora per tre anni, fino a quando ne avrà 89.