FORMULA 1 GP MONTECARLO
Ha vinto Rosberg e ha vinto meritatamente confermando che sul toboga di Montecarlo la conquista della pole position costituisce in pratica una ipoteca sulla vittoria data la pratica impossibilità di effettuare sorpassi senza correre rischi eccessivi
Ha anche riportato in famiglia, la sua famiglia, una vittoria che il padre Keke aveva colto proprio 30 anni fa e anche questo è un aspetto sicuramente curioso e simpatico se è vero, come spesso avviene, che buon sangue non mente.
Tutto questo in una gara che Rosberg ha controllato con sicurezza dall’inizio alla fine praticamente indifferente a tutto quanto succedeva alle sue spalle e che va raccontato almeno per dovere di cronaca e per ribadire la superiorità del binomio pilota-macchina in questa occasione nella quale, per fortuna, non sono state protagoniste le gomme.
Scattano dunque bene al via le due Mercedes, ma Rosberg non si fa soffiare il primo posto e subito, dietro di lui, si forma il primo lungo trenino di una decina di piloti in fila indiana tutti più attenti a guardarsi dagli attacchi alle spalle piuttosto che impegnarsi in inutili e pericolosi tentativi di sorpasso.
E’ una situazione di cui soffre anche Alonso che appare subito in difficoltà e con tutti gli avversari diretti che lo precedono.
La prima parte della gara si consuma così vivacizzata solo da Di Resta fino al momento dell’incidente che mette a rischio Massa evidentemente non ancora psicologicamente a posto dopo il pericoloso impatto in prova che poteva avere conseguenze ben più serie. Il fatto si ripete puntuale proprio allo stesso punto e questa volta il brasiliano ha ancora, per un certo verso, fortuna, e se la cava con danni alla spalla e al collo, ma certamente inferiori al rischio (anzi ai rischi) corso ma la seconda Ferrari è distrutta.
Poi la corsa deve essere interrotta dalla bandiera rossa per l’incidente tra Chilton e Maldonado e si riprende con una nuova procedura di partenza e con le macchine rischierate al via.
Si ripete la teoria delle monoposto una dietro l’altra a rubarsi l’aria e Rosberg che si gode la “pista” libera e controlla autorevolmente la corsa mentre dietro si va alla bagarre tra i piloti più aggressivi o meno esperti. Si distinguono in questo gioco a chi osa di più anche dove non si potrebbe Grosjean, Perez, che ne combinano di tutti i colori e Sutil che, invece, si prende il lusso di mettersi dietro un Alonso sempre più incapace di opporre resistenza.
Finirà settimo e solo grazie ai guai che combina Perez su Raikkonen in grado però, a riprova della sua classe e delle qualità della Lotus, di rientrare in zona punti, sia pure in 10° posizione, ma superando ben quattro monoposto, chissà come perché lo spettacolo in TV ci è stato negato, negli ultimi quattro giri.
La considerazione finale non può che riaprire ancora una volta, e di sicuro in modo puramente accademico, la discussione se quella di Montecarlo possa davvero essere considerata una vera gara di Formula 1 e non, come in effetti è da sempre, una pericolosa occasione mondana in un salotto a cielo aperto che nulla ha a che fare con lo sport automobilismo di cui torneremo a parlare dalla prossima gara in Canada.