FORMULA 1 GP UNGHERIA
Il week end perfetto di Hamilton e della Mercedes.
A Budapest ha vinto Hamilton che aspettava questo successo dall’inizio della stagione. Ha costruito il week end perfetto: pole position strappata con i denti ad un Vettel forse troppo sicuro di sé, ottima partenza e difesa sicura della sua 22esima vittoria in carriera nelle fasi convulse del finale così come si erano andate determinando nel gioco – insopportabile dal punto sportivo – dei pit stop.
Un trionfo importante quello del pilota inglese che lo riporta in corsa nella lotta per il titolo mondiale, ristabilendo anche qualche gerarchia interna al team. Una Mercedes, infatti, ha vinto e un’altra, quella di Rosberg, è finita KO a due giri dalla fine. Un po’ di amaro dunque su questa 99esima vittoria della marca (comprese quelle come fornitrice di motori alla Mc Laren) e che Niki Lauda ha riconosciuto essere tutta da ascrivere alla classe di Hamilton; in verità, qualche merito deve essere attribuito anche alle raffinate strategie di Ross Brown ed agli sviluppi tecnici che sono stati apportati alla monoposto, la dove a Maranello stanno girando non poco a vuoto.
Gli altri verdetti della gara stabiliscono infatti che ora le monoposto superiori alle Ferrari sono diventate tre: la Red Bull, la Lotus e, appunto la Mercedes e questo complica di molto la situazione delle rosse perché è logico che l’entrata in mischia dei bolidi d’argento di Stoccarda favorisce Vettel, non certo Alonso decisamente acido nel commento finale. “…dovevamo finire settimi o ottavi – ha dichiarato - e sono arrivato quinto, più del nostro valore attuale”.
E’ stato preceduto da Vettel che ha corso con la testa quando si è reso conto che andare a caccia del secondo rabbiosamente difeso da Raikkonen sarebbe stato troppo rischioso. Il finlandese ha anche scalato un posto in classifica sorpassando, sia pure di un solo punto, proprio Alonso che non è mai stato realmente in gara. Ha dovuto anche prendere atto, il pilota spagnolo preceduto da Webber, di non poter più contare su quella che sembrava essere la certezza su cui poggiare le speranze di rimonta e cioè il famoso “passo gara” che limitava i danni delle qualifiche sempre deludenti.
C’è ora una pausa abbastanza lunga prima di tornare in pista e si dovrà lavorare sodo, altro che vacanze. Vietato presentarsi a Spa a fine mese e a Monza a inizio settembre in queste condizioni; teoricamente il tempo per risalire c’è con ancora nove G.P. da disputare, ma i progressi devono essere continui e radicali.
Parlando degli altri protagonisti della gara di Budapest sono emerse ancora una volta le doti di estrema concretezza di Kimi Raikkonen e quelle di gran combattente di Grosjean forse penalizzato troppo duramente per una manovra in gara che qualsiasi pilota di talento e coraggio avrebbe tentato. Si è messo in luce anche Webber il “separato in casa” della Red Bull, che ha fatto la scelta giusta in partenza nella scelta delle gomme.
Argomento che riaccende una polemica più e più volte esplosa. Abbiamo contato una sessantina di pit stop prima di perdere il conto. Se è così difficile seguire il variare delle posizioni di testa che si determinano non per i sorpassi, ma per le strategie e le norme regolamentari che assegnano un peso sproporzionato alle gomme, allora tanto vale correre una serie di manches di otto/dieci giri e poi fare la somma dei tempi. Per favore riportiamo in primo piano i veri valori delle corse: i tecnici progettisti, i motori e i piloti.
Il resto sono interessi e “burocrazia” applicata allo sport. (m.p.)