GP del Brasile Vettel campione
Sebastian Vettel è campione del mondo di Formula 1 per la terza volta consecutiva.
Uno splendido trio conquistato nell’ultimo GP della stagione in una gara per cuori forti, piena di colpi di scena e di situazioni che più volte hanno messo tutto in discussione e fatto sperare - in casa Ferrari – che il miracolo del sorpasso sul filo di lana stesse per avverarsi.
Un Gran Premio un po’ da raccontare. Poche centinaia di metri dopo lo start ed ecco allora, fulminante, il primo colpo di scena. Scattano come razzi le due McLaren di Hamilton e Button e subito si accodano Alonso e Massa che lasciano di stucco Webber e Vettel. Non solo: da dietro arriva Bruno Senna che urta proprio Vettel e lo sbatte in ultima posizione.
Avvio più promettente non si poteva immaginare se non con il maligno sospetto che avrebbe potuto (o dovuto?) essere Massa a mettere fuori causa il pilota tedesco.
Comincia comunque la furiosa rimonta e comincia la danza della pioggia che obbliga a ben due cambi gomme nei primi 20 giri e ci si mette la Safety Car che aiuta Vettel a recuperare.
La gara riparte, in pratica, verso il 30° giro sempre in regime di pioggia. Da qui tutta una serie di colpi di scena e di cambi di posizione al vertice e, bisogna dirlo, con una Ferrari che non approfitta di nessuna delle situazioni soffrendo anche nei confronti della Force India di Hulkenberg che si incarica anche di eliminare il vincitore morale della corsa, cioè Lewis Hamilton.
Lo sostituisce, sotto la bandiera a scacchi, il compagno Jenson Button e Alonso è secondo graziosamente aiutato da Massa che gli cede la posizione.
Vettel però raccoglie abbastanza punti per riconfermarsi quello che effettivamente è: tri-campione del mondo a soli 25 anni. Chapeau!
Qual è il bilancio per Alonso? Gli ha giocato contro un’inferiorità tecnica della sua monoposto che nessun sviluppo o modifica ha portato ai livelli dei rivali, la Red Bull della seconda parte della stagione , la McLaren delle ultime gare, ma nemmeno della Lotus e della Force India (!).
Alla sua classifica e al suo impegno sono mancati altri due elementi decisivi: i punti incolpevolmente persi in Belgio e a Singapore e quelli che Massa, pur rinato e cooperativo nelle ultime gare, non ha mai tolto ai rivali.
L’hanno insomma lasciato tutto solo a combattere contro i mulini a vento.
Chiudiamo con un saluto riconoscente, da appassionati tifosi italiani, a Schumacher che lascia definitivamente al Formula 1. Uno che ha vinto 7 titoli mondiali, un inarrivabile numero di GP (91) e percorso più di 81.000 km in F1 merita ben più che l’onore delle armi.