GP di Singapore Punti preziosi per Alonso
Un circuito al limite dell’assurdo, specie per quanto riguarda la sicurezza, con gard rail e muretti a contornare quasi tutto il tracciato e vie di fuga pressoché inesistenti.
Un asfalto, quello delle strade cittadine, del tutto inadeguato e divoratore di gomme insieme ad una ottantina di cambiate al giro, 24 curve e qualche chicane e di freni sollecitati di conseguenza. Non sarà un caso se il sindacato piloti chiede che almeno ne venga ridotto i chilometraggio.
La gara l’hanno decisa i guasti tecnici, in particolare quello che ha tolto di mezzo Hamilton che stava dominando indisturbato e le due Safety Car entrate in scena a seguito degli immancabili incidenti.
Così ha vinto con pieno merito Sebastian Vettel al suo 23° successo in carriera (come Piquet) che Button non è riuscito a rimontare quando è toccato a lui cercare di portare la vittoria in casa McLaren. Per Alonso, come gli capita regolarmente in questo campionato, il terzo posto all’arrivo (quello cui realisticamente puntava) e il bicchiere è mezzo pieno in quanto, a sette gare dalla fine del Campionato, conserva la testa della classifica con 29 punti su Vettel che subentra però ad Hamilton nel ruolo di più accreditato inseguitore.
In casa Ferrari bisogna dunque gestire con saggezza, con qualche ulteriore miglioramento alla vettura e un po’ di fortuna, il vantaggio, mentre gli altri pretendenti al titolo non possono concedersi sbagli.
Certo che si tornasse a vincere qualche GP e se Massa, che a Singapore si è visto solo nel finale di gara combattere con grinta (ma per finire solo ottavo) si facesse più utile e incisivo, le cose sarebbero più semplici.
A margine della corsa ha fatto impressione il tamponamento di Schumacher ai danni dell’incolpevole Vergne. Il più giovane pilota del Circus messo fuori da un clamoroso errore del più vecchio e titolato (che al prossimo Gran Premio in Giappone perderà 10 posizioni in griglia). E' il minimo.