In gara con la Seat leon Cup a Monza
Abbiamo provato la Seat Leon Racer in una gara del monomarca.
Tra i numerosi test drive che si fanno durante l’anno quelli più emozionanti sono certamente quelli sulle auto da corsa. Ci sono tanti modi di provare una vettura progettata per le competizioni, una giornata in circuito, magari con un coach pronto a spiegarti frenate e traiettorie, oppure sedersi al fianco del pilota per capire quali sono i veri limiti.
Seat ha scelto una strada diversa e decisamente più originale, facendo partecipare ad una gara alcuni giornalisti, che hanno vissuto direttamente l’esperienza confrontandosi con i piloti che abitualmente partecipano ai vari trofei organizzati dalla casa spagnola.
Forse non tutti lo sanno ma da anni Seat è tra i protagonisti del motorsport nazionale, tanto da organizzare ben due Campionati monomarca, la Ibiza Cup e la Leon Cup oltre alla partecipazione diretta al CIT (Campionato Italiano Turismo). In quest’ultima serie ha scelto di preparare tre Leon Cupra ST, la station wagon, per la categoria TCS quella più vicina alla produzione di serie. Bisogna giustamente fare i complimenti alla passione che questo marchio ha per lo sport e, cosa ancora più unica, lo stesso Direttore Generale del marchio Peter Wyhinny partecipa in prima persona alle gare guidando una delle Leon “familiari” del CIT.
Un impegno notevole che ha avuto nello scorso weekend di Monza il momento conclusivo della stagione con 18 Ibiza, 14 Leon e 3 Leon ST presenti sul circuito brianzolo. Proprio in quest’occasione mi è stata offerta la possibilità di correre nella Leon Cup in una delle due gare in programma. Un compito subito accettato pur sapendo che si tratta di una delle categorie più competitive del panorama automobilistico frequentata da piloti esperti. Insomma un’impresa difficile perché la Leon Cup si disputa con la versione Racer spinta dal 2.0 litri turbo con una potenza di 340 CV e 410 Nm di coppia, sviluppata partendo dalla Cupra berlina 5 porte, che di serie dispone già di 290 CV. Completamente modificata in ogni aspetto non passa certo inosservata nei box per le carreggiate allargate (+13 cm rispetto al modello in vendita), per l’ampio alettone posteriore che esce dal lunotto e per lo splitter anteriore. All’interno non rimane nulla, c’è solo il sedile omologato ed il rollbar per arrivare ad un peso totale di 1190 kg; il volante comanda una serie di funzioni e dal display arrivano una sfilza di informazioni come la marcia utilizzata, il tempo sul giro e le classiche luci colorate indicano il momento della cambiata. A confermare lo stretto legame con la produzione il cambio, un DSG a sei rapporti tarato per l’uso sportivo. L’apparato frenante è affidato ad un impianto AP con dischi da 378 mm all’anteriore e da 272 sul posteriore.
Dopo tutta questa premessa tecnica passiamo al format del weekend corsaiolo basato su 2 sessioni di prove libere, una qualifica che vale per entrambe le gare che si disputano su un lunghezza di 28 minuti + 1 giro. A farmi compagnia e a dividere il posto guida il collega Francesco Neri. Veniamo affidati all’ingegnere Attilio Pessina (responsabile della vettura stampa e delle 3 Leon ST del CIT) per le prime spiegazioni sui comandi per poi passare nelle mani del capomeccanico per preparare il sedile. Vista la differenza di altezza dobbiamo optare per una posizione di compromesso per affrontare la prima giornata, una soluzione che non accontenta nessuno dei due e che mi creerà alcuni problemi durante i miei turni in pista.
Entrare nell’ultima gara di un monomarca è piuttosto complicato per una serie di ragionevoli motivi. Intanto hai come avversari piloti che hanno un livello di preparazione piuttosto elevato e che stanno guidando la stessa vettura da inizio stagione; non solo la conoscono in ogni dettaglio ma hanno parecchi chilometri sulle spalle. Nel caso specifico di Monza, poi, siamo all’ultimo appuntamento con un titolo da decidere e abbiamo a disposizione un turno di prove libere, le qualifiche da dividere tra i due giornalisti e una gara a testa.
Si parte quindi per conoscere la vettura e si fa presto a dire che Monza è la pista di casa, è la prima volta che la vivo da un abitacolo. Molti, sbagliando, pensano che il circuito lombardo sia facile perché in fondo ci sono solo poche curve, sì ma che curve. È un tracciato di quelli “vecchio stile”, non solo con velocità di punta altissime, ma con staccate durissime e impegnative e tanta ghiaia all’esterno che non perdonano il minimo errore.
Scopro subito che la Leon Racer ha un limite altissimo e trasmette molta sicurezza, nel senso che riesco a capire le reazioni. Più difficile la gestione delle frenate visto che si arriva alla variante alla fine del rettilineo di partenza ad oltre 240 km/h e che in pochi metri si deve scendere a 60-70 orari. Una volta risolti i problemi con la distanza dalla pedaliera seguo i preziosi consigli dell’ingegnere, che ha continuato a dirmi di usare il piede sinistro per il freno e di applicare molta forza nella prima fase della staccata, sempre rigorosamente a ruote diritte. Nessun problema da segnalare per gli pneumatici forniti dalla Yokohama che non hanno manifestato nessun cedimento.
Un aiuto arriva anche da sessione tecnica con la telemetria, quanto mai utilie per chi è alle prime armi, che mi permette di vedere gli errori più evidenti e di trasferire le indicazioni direttamente al volante, molto più semplice da dire che da fare. I tempi sono un po’ alti ma ad ogni passaggio scendono, segno evidente che il feeling aumenta e riduco il gap con i migliori a livelli più che accettabili. Alla fine porto a casa un 12° posto e riesco a non farmi doppiare, soddisfatto del risultato e con tanta voglia di riprovarci.
Per la cronaca le due gare di Monza sono state vinte da Kevin Giacon e da Nicola Baldan con quest’ultimo che si è aggiudicato il titolo nazionale.