PEUGEOT RCZ R CUP a MISANO - Secondo me!

Direttamente dall'abitacolo della RCZ-R Evo le impressioni di guida

15 May 2014 motorpad.it
PEUGEOT RCZ R CUP a MISANO - Secondo me!

Quasi tutti i giornalisti che si occupano di automobilismo sportivo non hanno nessuna esperienza diretta di gara. Da domenica scorsa non faccio più parte di questo gruppo e rientro di diritto tra quelli che hanno partecipato ad una competizione visto che ho disputato la prova di Misano del CITE, il Campionato Italiano Turismo Endurance.
Per tre giorni lascio quindi la scrivania e divento pilota della Peugeot RCZ-R Evo e vesto i colori giallo/rosso/blu presentandomi in questa impegnativa serie che tocca i più importanti circuiti nazionali.

Un passaggio diretto al volante della vettura schierata dal team ufficiale della casa francese, il 2T Reglage & Course. Chiariamo subito che si tratta di una vera auto da corsa ed è stata ulteriormente sviluppata per migliorare le prestazioni con interventi che hanno riguardato l’aerodinamica, le sospensioni, l’alleggerimento ed il motore. Questo è il “piccolo 1600” turbo capace di erogare 265 CV che abbinato ad un peso complessivo di poco superiore ai 1000 kg garantisce performance di tutto rispetto. Infatti all’interno del CITE partecipano diverse tipologie di vetture e nonostante la RCZ-R Evo sia di cilindrata inferiore rispetto alla concorrenza, riesce a prendersi diverse soddisfazioni nei confronti di auto ben più potenti. Poi è davvero bella e incute anche un certo timore con quello splitter anteriore e il grande alettone posteriore; sembra proprio sia nata solo per correre.

Non sono solo nell’avventura e mi affido a Massimo Arduini, collega, team manager ed esperto pilota che ha seguito la crescita della vettura negli anni, il quale ha il compito di farmi da tutor per trasferirmi in pochi giorni le informazioni necessarie per andare in pista.
Sì, perché per me questo è il debutto assoluto nelle competizioni ad un’età in cui solitamente si pensa ad appendere il casco al chiodo, ma l’opportunità è davvero unica ed irrinunciabile, per due motivi. Il primo perché posso capire cosa vuol dire guidare una vettura da gara sviluppata con lo scopo di ricercare le massime prestazioni, e il secondo per completare un percorso professionale che va ben oltre il test drive in occasione delle presentazioni di nuovi modelli stradali. E poi, lasciatemelo dire, per coronare un sogno.

A ricevermi il team al completo composto da un ingegnere-capo e tre meccanici; la prima giornata passa lavorando sulla posizione di guida, un giusto compromesso per adeguare le differenti altezze tra i due piloti e sull’approfondimento dei comandi sul volante. “Sei qui per fare esperienza e per fare bene, migliorando giro dopo giro e giorno dopo giorno” queste le prime parole che mi sento dire e se da un lato mi dovrebbero mettere più tranquillità, dall’altro non fanno altro che aumentare la mia responsabilità.
Il programma in autodromo è piuttosto intenso e si compone di prove libere, due turni di qualifica (uno per pilota) e due gare da 48 minuti (+1giro) con cambio pilota; ad entrambi tocca una partenza ed un arrivo.

In accordo con il team si decide che devo passare più tempo possibile in auto e così, dopo la definizione dell’assetto, ho in mano la macchina per percorrere diversi giri, prendere confidenza con la RCZ-R, con la pista e imparare al meglio le traiettorie e i punti di frenata.

Il mio obiettivo diventa quello di “non fare dei danni”, in pratica gioco in difesa. Al termine di ogni sessione passo, come tutti i piloti, sotto la lente dell’ingegnere che mi presenta la telemetria dei miei passaggi e impietosamente la confronta con la migliore prestazione del compagno di squadra. Non ci sono storie, non si possono raccontare bugie, tutto è scritto ben chiaro nei grafici. Però ascoltare serve e ogni volta cambia qualcosa, in meglio.

Un aspetto che è davvero poco conosciuto è capire quanto sia faticoso guidare in pista e credere che, tutto sommato, conti di più l’auto del pilota.
Errore gravissimo. L’automobilismo è uno degli sport più impegnativi, sia a livello fisico dove la preparazione gioca un ruolo chiave, sia a livello mentale per la concentrazione e attenzione richieste; non per nulla la conferma arriva dalle ore di allenamento che i grandi della Formula 1 fanno tutti i giorni.
Inoltre è uno sport molto tecnico dove l’esperienza e la conoscenza del mezzo e del circuito è fondamentale. Quando sei al volante hai molti fattori da tenere sotto controllo che variano di continuo (gomme, freni, temperature) e soprattutto non sei solo, ci sono gli altri concorrenti, non certo disposti a fare complimenti.

La tensione, è logico, può giocare un brutto scherzo, ma svanisce una volta dentro l’abitacolo e l’approccio migliora giro su giro, con una sicurezza che, credetemi, cresce in maniera proporzionale al tempo passato a bordo. Ha proprio ragione Arduini!

Oltre alla mia Peugeot c’è un’altra RCZ iscritta, affidata al collega Emiliano Perucca Orfei. È in allestimento Cup, ovvero quello che partecipa al monomarca, uno step inferiore di preparazione ma comunque competitiva visti i tempi che Emiliano, soprattutto in qualifica, è riuscito a fare.

Al termine del weekend si devono però tirare le somme. Non è vero che l’importante è partecipare, i risultati contano e devo dire che sono stati particolarmente positivi e lusinghieri. Abbiamo portato a casa un 11° posto assoluto in Gara-1 ed un 10° in Gara-2, con in più la soddisfazione di vincere per due volte la classe prendendo l’ultimo punto a disposizione in classifica. Non solo, ma il cambiamento di ritmo che ho avuto tra le due gare è stato notevole, tanto che sono riuscito a fare diversi sorpassi. Davvero una sorpresa per me ma, così mi hanno detto, non per la squadra convinta delle potenzialità.

Su che cosa ho trovato le maggiori difficoltà? Nella frenata ovviamente, per la pressione che viene richiesta dal pedale, per la voglia di staccare sempre più avanti e per la velocità richiesta nell’esecuzione. Davvero semplice e intuitivo, invece, l’uso del cambio con i comandi al volante sempre preciso, mentre alle gomme bisogna adattarsi in corso d’opera. Alle persone del team, Moreno Cortelazzo, Mattia Capelli, Stefano Riboni, e all’ingegnere Carlo Borghi tutti i miei ringraziamenti.

Peccato dover dire che la mia stagione agonistica 2014 sia già finita. Chissà quando mi ricapita.

Torna indietro
Tags

notizie correlate:

Jeep Avenger 4xe a trazione integrale
Anteprima

Jeep Avenger 4xe a trazione integrale

20 Nov 2024 Paolo Pirovano

Jeep Avenger allarga l’offerta come annunciato con la versione 4Xe per continuare la tradizione del marchio che prevede per ogni modello una variante a trazione integrale....

Continua