Seat e il motorsport. Abbiamo provato tutte le Leon da gara
Abbiamo provato le Seat Leon che parteciperanno ai vari campionati per vetture turismo.
Tra le case auto più impegnate nel motorsport a livello nazionale, un posto di rilievo lo ha di sicuro Seat che ha scelto le competizioni come mezzo di comunicazione della qualità e delle prestazioni delle proprie vetture. Quest’anno l’attività della casa spagnola è su tre livelli, tutti legati alla parola Cupra, acronimo di Cup Racer, che identifica i modelli più performanti e che troviamo in particolare sulla Leon.
L’impegno diretto prevede infatti la partecipazione al TCR Italia, il Campionato Italiano per vetture Turismo con la Leon, il monomarca Leon Cup e la presenza nel TCS, il campionato per vetture strettamente derivate dalla produzione di serie, in questo caso con la Leon ST, la station wagon. Abbiamo avuto la possibilità di guidare i tre modelli nel corso di una giornata di prove sull’autodromo di Franciacorta.
Procediamo con ordine e partiamo con la Leon TCR che quest’anno sarà affidata a Nicola Baldan vincitore lo scorso anno del monomarca. La base tecnica è legata al motore 2 litri turbo che nell’edizione 2017 arriva a 350 CV di potenza ed è abbinato ad un cambio sequenziale.
Una vera auto da corsa in tutti i suoi aspetti e che da qualche anno è tra le protagoniste della categoria sulla quale è stato svolto un lavoro di affinamento per mantenerla al vertice. L’aspetto esterno fa capire immediatamente l’attenzione che è stata posta sulla Leon con l’aerodinamica estrema del frontale e il grande alettone posteriore che esce dal lunotto. All’interno logicamente non è rimasto nulla, solo la gabbia di sicurezza ed il sedile per una posizione di guida molto bassa. La prima cosa che si nota è la grande distanza tra il pedale del freno e l’acceleratore cosa che comporta di doversi adattare a frenare con il piede sinistro, situazione non abituale ma più semplice del previsto.
Usciti dai box per un run di 4 giri sembrano non finire mai i cavalli e la coda segue senza troppi problemi soprattutto una volta che i pneumatici sono arrivati in temperatura. Così il ritmo aumenta e la frenata migliora ad ogni passaggio. Il motore è un continuo salire di giri, con i passaggi di marcia ben eseguiti dal sequenziale appositamente preparato per la categoria TCR. Lo sterzo, inutile dirlo, è preciso e permette tutte le correzioni dell’ultimo minuto, quando per eccesso di foga si sbaglia traiettoia o si prende un cordolo troppo allegramente. Immediati i cambi di traiettoria con l’assetto sempre molto neutro. Dove bisogna davvero abituarsi è nella frenata, perché la Leon TCR in poco spazio (sia di metri sia di tempo) rallenta immediatamente; certo bisogna pestare forte sul freno con il piede sinistro, come detto, ma problemi di bloccaggio proprio non ne abbiamo riscontrati.
Sulla stessa base tecnica è sviluppata la Leon Cup che anima un trofeo monomarca per i clienti con maggiore esperienza di competizioni. La differenza principale è nel cambio che in questo caso è un DSG a sette rapporti opportunamente tarato per l’impiego agonistico. Partire è un po’ più semplice e si fa come sull’auto di serie, spostando la leva dalla posizione P a quella S, spingerla verso destra e si selezionano le marce con le piccole palette dietro il volante. Cambiano leggermente i tempi nei passaggi di marcia, soprattutto nella fase di scalata che va gestita con maggiore attenzione. Anche per la Cup dire che è incollata a terra è poco.
Il terzo modello a nostra disposizione nella giornata è la Leon Cupra ST, la versione station wagon che quest’anno avrà un doppio compito da svolgere. Il primo è quello di sostituire la Ibiza Cup e diventare così la formula di ingresso nel mondo del motorsport Seat, animando un nuovo campionato monomarca, il secondo è quello di partecipare all’Italiano TCS dove comporrà gran parte della griglia dei partenti.
È l’auto che lo scorso anno ha vinto la categoria con Alberto Bassi, presente all’evento e che ci ha aiutato a capire meglio la pista e il lavoro di affinamento che è stato svolto per la stagione in partenza. Lo stretto legame con il modello di serie lo si vede dalla presenza del cruscotto al quale verrà aggiunto solo un secondo monitor per gestire la telemetria. Per il resto vengono aggiunte le dotazioni di sicurezza (rollbar, sedile, serbatoio e cinture) togliendo tutto il superfluo.
Pochi gli interventi sul motore che comunque dispone di 300 CV, tutti concentrati sull’affidabilità e sfruttando le esperienze delle “sorelle” maggiori. Un cambiamento importante rispetto al modello 2016 è nei cerchi ora da 18 (al posto dei 19) e nell’impianto frenante, più efficiente e resistente allo sforzo e monta gomme slick, 230/650 R18. Per il cambio rimane anche in questo caso il DSG a sei rapporti.
Il comportamento in pista è stato sorprendente, intanto perché non è comune vedere una Station wagon tra i cordoli, ma per le reazioni che non sembrano proprio risentire della lunghezza (parliamo di un’auto di 4,55 mt). Veloce e precisa con la coda stabile che avverte in anticipo dei suoi movimenti, ben assistita dai freni, sincera nei comportamenti e nei transitori anche più stretti. Sarà davvero una bella palestra per chi vuole avvicinarsi alle gare a ruote coperte e sicuramente aiuterà il costo della stagione fissato in soli 40.000 euro (più Iva) per gare da 38 minuti + 1 giro con sosta obbligatoria che si possono dividere tra due piloti. Un contenimento delle spese ottenuto con la gestione unica delle Cupra ST affidata alla squadra di Tarcisio Bernasconi che segue tutte le fasi del weekend di gara. Al momento sono 12 le vetture in preparazione per la prima tappa ma in Seat contano di arrivare a breve ad oltre 15 vetture.
Un impegno quello nello sport davvero completo per la casa spagnola che ha creato così un percorso di carriera a tutti i livelli accontentando le esigenze dei piloti e accompagnandoli verso le serie maggiori. A conferma di quanto credono alle loro attività presenti sullo schieramento alcuni dei loro dirigenti che si sono appassionati a questo mondo tra cui spicca da anni il Direttore del marchio in Italia, l’inglese Peter Wyhinny ormai tra i nomi più conosciuti dell’ambiente.