MH2IT e i veicoli a idrogeno
Il Piano Nazionale di Sviluppo delle Infrastrutture per il rifornimento di Idrogeno nei Trasporti punta a 8,5 milioni di veicoli a celle di combustibile per 2050.
Nel 2050 saranno 8,5 i milioni di veicoli a idrogeno in Italia? Va bene che il progresso marcia a un passo più che mai spedito e che sono gli anni a passare veloci, non i minuti e le ore, ma sostenere che nel 2050 dovrebbero circolare in Italia 8,5 milioni di veicoli alimentati ad idrogeno, più 23.000 autobus con una rete di 8.500 colonnine di rifornimento è un grande e lodevole atto di fede, ma anche un azzardo non da poco.
Tanto più se si stima che di veicoli a celle di combustibile alla fine del 2025, cioè tra otto anni, se ne prevedono solo 27.000. Quale sarebbe il fattore moltiplicativo nei successivi 25 anni, e a che costi?
Sono le previsioni esposte da Alberto Dossi presidente del Comitato di Indirizzo Strategico di Mobilità Idrogeno Italia al Convegno Smart&Slow tenutosi Catania, a cui il Ministero dello Sviluppo ha dato mandato ufficiale per risolvere tutte le problematiche tecniche, finanziarie e regolamentari per il Piano di Sviluppo Nazionale delle infrastrutture per il rifornimento di idrogeno nei trasporti.
Una struttura, quella del presidente Dossi che, curiosamente, sembra essere molto simile a quella auspicata dal presidente dell’UNRAE, (l’associazione dei rappresentanti delle marche estere in Italia) per dialogare con le Istituzioni, suggerire politiche, idee, interventi strutturali. Che però ancora non c’è.
Il piano del presidente Dossi, con tutte le sue grandi difficoltà pratiche ed organizzative, è ora all’esame della Presidenza del Consiglio per essere poi presentato alla Unione Europea a novembre.
Con tutti gli auguri del caso, ci è permessa qualche riserva circa il fatto che il Governo, nell’attuale momento politico e con gli effetti della Brexit ancora tutti da chiarire, troverà volontà politica e finanziamenti per un impegno di tale portata?
Di certo non sarà l’industria dell’Automotive e della relativa filiera della componentistica a trovarsi impreparata, ed anzi è certo che investimenti sicuri e già programmati sono nei piani dei costruttori mondiali più importanti. È però altrettanto certo che servirebbe una ben altra coesione nazionale, una situazione finanziaria e di sviluppo di tutt’altro peso, e una stabilità politica tutta da costruire .
Non a caso programmi in sé più semplici e di minor impegno, come certe infrastrutture (autostrade, Ponte sullo Stretto, opere di messa in sicurezza del territorio, ecc) attendono da anni non solo l’ultima pietra, ma nemmeno la posa della prima.