Riduzioni delle emissioni di CO2 entro il 2030
La 23ª conferenza delle Nazioni Unite (Cop 23) sul clima, recentemente tenutasi in Germania ha chiuso i lavori riaffermando il bando dei combustibili fossili e con Trump che ha ribadito le posizioni che, sulle questioni relative ai cambiamenti climatici e alle misure per contrastarli, isolano completamente l'America dal resto del mondo. La Commissione europea ha ribadito la richiesta ai Costruttori di auto di ridurre del 30% le emissioni di CO2 entro il 2030, ma senza l’obbligo di quote di modelli elettrici o ibridi. Sono previste multe salate (95 euro per veicolo e per ogni grammo che supera il limite fissato) a carico di chi non osserverà la regola.
Allargando l’orizzonte al 2050 è però emersa una posizione, a parere di molti più realistica, che riguarda le potenzialità dell’idrogeno per abbattere, ma del 20%, le emissioni entro quella data più lontana.
In questa direzione si è pronunciato la ricerca “Hydrogen Sealing Up” della società di consulenza McKinsey secondo la quale entro il 2050 si potrebbero anche sviluppare, su questo problema, un giro di affari dell'ordine di 2,5 miliardi di dollari e la creazione di qualcosa come 30 milioni di posti di lavoro.
Su questa base 18 importanti realtà internazionali, tra le quali Toyota, Honda, Hyundai, Total e Shell, hanno deciso di impegnarsi a fondo nello sviluppo delle tecnologie di sfruttamento dell'idrogeno anche in vista della risoluzione dei molti problemi della mobilità del futuro. L’Hydrogen Council che riunisce le 18 associate stima che l'idrogeno oltre a coprire circa un quinto dei consumi energetici entro il 2050 potrebbe anche contribuire a ridurre di 2 gradi la temperatura del globo. In particolare l’idrogeno potrebbe inoltre alimentare, già entro una dozzina di anni, tra 10 e15 milioni di veicoli e circa 500.000 autocarri e trovare inoltre diverse applicazioni in altri settori a partire dal riscaldamento. Tutto ciò a fronte di un investimento di circa 20/25 miliardi all'anno, fino al 2030 tenuto conto che già ora gli investimenti sull'energia (gas, petrolio e fonti rinnovabili) ammontano a circa 1,8 miliardi di dollari all'anno ai quali si aggiungono, secondo Toyota, 300 miliardi nello specifico settore dell'Automotive.
Impegno complesso, dunque, e di ingente impegno finanziario quello per lo sviluppo dell’uso dell’idrogeno quale importante alternativa, o integrazione, alle attuali fonti energetiche. Altrettanto laboriose e di lungo periodo sono le problematiche legate ad un significativo utilizzo dell’idrogeno per autotrazione. Sono infatti ancora del tutto irrilevanti sia l’offerta di modelli a idrogeno (attualmente solo tre, Toyota Mirai, Honda Clarity e il prototipo di SUV Hyundai presentato da poco) e a prezzi ancora non competitivi, sia le particolari infrastrutture di ricarica.
La conclusione della ricerca resta comunque ottimistica e considera ormai tracciata la strada dell’idrogeno dati i reali vantaggi che, anche per l’auto è in grado di promettere nei tempi di ricarica, autonomia e costi di gestione una volta risolti i problemi di stoccaggio e sicurezza.
Va infine in questa direzione, sempre secondo lo studio citato, anche l’atteggiamento dell'opinione pubblica.